La tendinopatia degli adduttori della coscia interessa in particolar modo l’inserzione sul pube dell’adduttore lungo e del muscolo pettineo. Può essere causata da microtraumi ripetuti oppure da un episodio di distrazione muscolare non correttamente trattato. Come in altre sedi anatomiche infatti, anche a livello degli adduttori, il tendine presenta lunghi tempi di guarigione e spiccata propensione ad evolvere in uno stato di infiammazione cronica. Non è infrequente che la tendinopatia inserzionale cronica degli adduttori sia causata da una incauta o incompleta preparazione dell’atleta che non rispetti una progressione fisiologica del rinforzo muscolare. Sport che richiedono alta frequenza di azioni esplosive (scatti, salti, cambi di direzione, ecc.) sono particolarmente a rischio di sofferenza degli adduttori.
Nei casi iniziali il dolore compare al risveglio ed all’inizio dell’attività sportiva, tende poi a sparire una volta che l’atleta si è scaldato. Nelle forme più severe il dolore non passa con il riscaldamento e tende anzi ad aggravarsi fino a costringere allo stop. Se l’atleta non si ferma i sintomi divengono continui, anche a riposo e possono limitare anche le semplici attività della vita quotidiana come la deambulazione.
La diagnosi della tendinopatia degli adduttori è clinica e strumentale. Con l’esame clinico si testa la dolenzia alla palpazione ed il dolore alla adduzione contro resistenza con arto inferiore esteso e flesso a 30 gradi.
L’esame strumentale di prima scelta è sicuramente l’ecografia che può essere integrata con una risonanza magnetica qualora si sospetti la sovrapposizione di altre patologie ed in particolare di una osteite pubica. La radiografia (scintigrafia, risonanza magnetica o TAC) sono indicate solo allo scopo di individuare eventuali lesioni a livello dell’osso pubico.